In 2.000 dall’Ucraina per essere testimoni della “voglia di vivere contro la logica della morte”

2.000 giovani giovani pellegrini ucraini si sono messi in viaggio a bordo di pullman, hanno attraversato l’Europa ed hanno raggiunto Roma per partecipare al Giubileo insieme a coetanei di tutto il mondo e a Papa Leone XIV. Provengono da città martoriate dalla guerra. Da Kyiv, Odessa, Kharkiv, dalle diocesi di Donetsk, da Zaporizhya. Tanti arriveranno anche da paesi europei: sono giovani sfollati, fuggiti dalla loro patria a causa dell’aggressione russa. Il loro obiettivo è “testimoniare il volto di una speranza che non muore nemmeno in tempo di guerra”. Ce lo racconta padre Roman Demoush, che li accompagna.
Nessun collegamento aereo dall’Ucraina a causa della guerra. E così 2.000 giovani pellegrini si sono messi in viaggio a bordo di pullman, hanno attraversato l’Europa ed hanno raggiunto Roma per partecipare al Giubileo dei giovani insieme a coetanei di tutto il mondo e a papa Leone XIV. Provengono da città martoriate dalla guerra. Da Kyiv, Odessa, Kharkiv, dalle diocesi di Donetsk, da Zaporizhya. Tanti arriveranno anche da paesi europei: sono giovani sfollati, fuggiti dalla loro patria a causa dell’aggressione russa. Il loro obiettivo è “testimoniare il volto di una speranza che non muore nemmeno in tempo di guerra”. Sulla strada verso Roma, i gruppi di pellegrini ucraini si sono dati appuntamento in diverse città d’Europa dove hanno celebrato insieme la Divina Liturgia. A Roma, invece, l’appuntamento per tutti è giovedì 31 luglio presso la Procattedrale Patriarcale di Santa Sofia in via Boccea dove si terrà la “Giornata della Gioventù Ucraina”. “Non è certo un viaggio di vacanza quello che stiamo facendo. E’ un vero e proprio pellegrinaggio”, racconta al Sir padre Roman Demoush, vicedirettore della Commissione Patriarcale per gli Affari Giovanili della Chiesa greco-cattolica ucraina. “Purtroppo, oggi in Ucraina non possiamo incontrarci facilmente, visto il grande pericolo che rappresentano raduni, feste o pellegrinaggi. Per questo, stare insieme per quasi dieci giorni, rappresenta un’opportunità spirituale unica”. A Roma, i pellegrini ucraini saranno ospiti nelle parrocchie, nelle scuole e in altre strutture messe a disposizione. “Vorrei esprimere un particolare ringraziamento al Dicastero per l’Evangelizzazione, in particolare a mons. Rino Fisichella e a tutta la sua squadra, per l’accoglienza e il supporto”, dice il sacerdote. “Grazie a loro, ci siamo sentiti veramente sostenuti. Per i nostri giovani, questo viaggio rappresenta davvero una conquista, anche perché molti hanno dovuto faticare per riuscire a coprire le spese di viaggio”. Per poter partecipare, i giovani hanno dovuto risparmiare, raccogliendo nell’ultimo anno i fondi necessari per coprire le spese. Ma la solidarietà non è mancata. Dal Canada, mons. Bryan Bayda, vescovo dell’Eparchia di Toronto e presidente della Commissione patriarcale per gli affari giovanili, ha lanciato nelle sue parrocchie l’iniziativa “Biglietto della Speranza” che ha consentito a oltre 100 giovani di Kyiv di partecipare al Giubileo. Inoltre, tutti i pellegrini provenienti dall’Ucraina hanno ricevuto kit in omaggio grazie al Dicastero per l’Evangelizzazione.
Padre Demoush, da quale realtà arrivano questi giovani?
Tutta la realtà dell’Ucraina oggi è segnata dalla guerra: c’è paura, ma anche una profonda voglia di vivere.
Io credo che i giovani ucraini, a Roma, in occasione di questo Giubileo, saranno i testimoni della voglia di vivere pienamente la vita. Nel loro cuore portano la speranza: la vivono ogni giorno. È la speranza che ci sostiene tutti. È ciò che ci dà la forza di affrontare ogni giornata, di svegliarci ogni mattina. Abbiamo anche preparato un inno per questo pellegrinaggio giubilare. Uno dei versi dice: “Un nuovo giorno. E’ grazie a Dio”. Ed è proprio questa la sintesi della nostra esistenza oggi in Ucraina. Ogni mattina, quando ci svegliamo, diciamo, “grazie a Dio”, perché siamo sopravvissuti alla notte. Siamo ancora vivi. Con questo spirito i giovani saranno a Roma. E di questo saranno testimoni.
Cosa significa per loro venire a Roma per il Giubileo? Cosa si aspettano?
I giovani arrivano con una missione: essere testimoni del loro popolo, della loro Chiesa, delle loro famiglie che soffrono a causa della guerra. Ma questo Giubileo sarà anche – e noi stiamo lavorando proprio perché lo sia – un momento di festa, di gioia, di felicità. Un’esperienza come questa può ridare ai nostri giovani il sentimento che una vita normale è ancora possibile. Provenendo da realtà terribili, avere anche solo un contatto con una vita semplice, serena, tranquilla… è davvero una forma di terapia. Venire a Roma, per loro, significa questo. Arrivano anche con una parola chiave nel cuore: voglia. Voglia di vivere, voglia di andare avanti, voglia di resistere al male. Non con le proprie forze, ma – come dice san Paolo nella lettera ai Filippesi – “tutto posso in colui che mi dà la forza”.]
Ci sarà anche un momento di incontro particolare con Papa Leone?
Non lo sappiamo ancora con certezza. Parteciperemo sicuramente alla veglia con il Papa e alla Messa domenicale. I giovani ucraini vogliono comunque incontrare i loro coetanei: desiderano stare insieme, pregare insieme, abbracciarsi.
A Lisbona, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, abbiamo vissuto un’esperienza molto forte. Ci siamo lasciati abbracciare da giovani di tutto il mondo.
Quegli abbracci erano un segno di sostegno, di vicinanza. Ci dicevano: “Voi esistete e la vostra presenza conta”. Sono abbracci che curano la mente e l’anima.
Cosa vorreste dire? Qual è il messaggio dei giovani ucraini ai giovani di tutto il mondo?
Come dicevo prima, noi andiamo a Roma portando con noi una parola chiave: voglia. È una parola semplice, ma potente. Vogliamo essere i testimoni della voglia del nostro popolo di vivere. In un tempo in cui c’è chi tenta di eliminarci, di cancellare la nostra esistenza, noi rispondiamo con la forza della vita. La guerra in Ucraina non è solo una guerra per conquistare territori: è una guerra contro gli ucraini, contro tutto ciò che è ucraino. È un tentativo di cancellare la nostra memoria, la nostra cultura, la nostra identità.
A Roma porteremo questa testimonianza: la voglia di vita contro la logica della morte, la luce della speranza in mezzo all’orrore della guerra.https://www.agensir.it/chiesa/2025/07/27/in-2-000-dallucraina-per-essere-testimoni-della-voglia-di-vivere-contro-la-logica-della-morte/
ПІДТРИМАЙТЕ ДИВЕН СВІТ
проєкту
ЧИТАЙТЕ ТАКОЖ
